Recenti revisioni hanno evidenziato limiti teorici e concettuali riguardo la teoria della leadership trasformazionale: la sua definizione, misurazione e operazionalizzazione sulla scelta degli item. Di conseguenza, queste criticità hanno mosso numerosi dubbi sulla validità della teoria (Antonakis, 2016; Van Knipperberg, 2013).
I campioni utilizzati nelle ricerche sportive sono stati costruiti in maniera abbastanza eterogenea in relazione alla provenienza (soggetti provenienti da Nord America, Asia, Australia, Europa) e allo sport di competenza (attività come Karate, Frisbee , Hockey). Tuttavia è presente una variazione minore nei livelli di partecipazione osservati: la maggior parte degli atleti erano giovani e/o con un livello di abilità medio-basso. Avere accesso ad atleti professionisti può essere estremamente complicato di conseguenza furono condotti studi qualitativi con campioni di dimensioni ridotte. Dunque, per poter procedere nella comprensione della leadership trasformazionale sarebbe necessario accedere ad atleti professionisti (Smith, 2016).
Inoltre, salvo qualche eccezione, tutti gli studi empirici erano trasversali: i questionari utilizzati - il Multifactor Leadership Questionnaire (MLQ-5X) e il Differentiated Transformational Leadership Inventory (DTLI)- risultavano essere i più comuni in questo settore. Sebbene queste misure siano state realizzate per fornire dati psicometrici di buona qualità, ci sono importanti problemi concettuali e metodologici che limitano la forma delle conclusioni. L’uso pervasivo di definizioni tautologiche confonde la leadership trasformazionale con i suoi esiti e non permette al costrutto di essere utilizzato come variabile indipendente. Per esempio, il fatto di asserire che il leader trasformazionale si comporti in modo da “ottenere risultati migliori poiché egli è in grado di motivare e ispirare coloro intorno a sé” descrive la leadership attraverso i suoi risultati sui membri.
Un altro problema è legato alla multidimensionalità del costrutto di leadership trasformazionale. Se, come alcuni hanno contestato la leadership trasformazionale è composta da distinti fattori concettuali, la misurazione non dovrebbe confluire in un unico valore bensì in singoli indici. Solo items unidimensionali possono essere propriamente sommati o aggiunti. Da notare che un’alta correlazione tra fattori non giustifica di per sè la creazione di un indice poiché queste correlazioni possono essere semplicemente dovute alla varianza del metodo utilizzato.
La natura consequenziale dei dati sportivi - performance legate al singolo, il singolo legato alla squadra, la squadra legata al campionato di riferimento e così via - richiede l’uso di tecniche che tengano conto dei numerosi livelli. Considerando che ci sono un buon numero di fattori da considerare quando si vogliono implementare i vari livelli teorici, si dimostra necessaria una previa strutturazione del sistema sportivo da analizzare.
Inoltre, diviene necessario tener conto dell’endogeneità degli esperimenti nonché il bisogno di assicurarsi che questi effetti fissi siano modellati correttamente e i vari errori di raggruppamento siano risolti. Per produrre conoscenza causale che possa essere applicata alla pratica c’è un profondo bisogno di esperimenti su campo che siano ben eseguiti dove i coach sono assegnati casualmente ad un allenamento di tipo trasformazionale o di controllo. Inoltre, per eliminare l’effetto di selezione anche gli atleti dovrebbero essere assegnati causalmente. Anche se risulta estremamente complicato, un esperimento randomizzato ben strutturato potrebbe garantire una solida inferenza causale eliminando tutti gli effetti di confusione arrivando a delineare una spiegazione tra trattamento ed esiti. D’altro canto, è necessario anche tener conto del fatto che, assegnando gli atleti causalmente ad un coach, verrebbe meno l’ecologia e la naturalezza dell’esperimento. Inoltre è indispensabile sottolineare che le misure del questionario non vengono regolarmente utilizzate come una variabile indipendente. Per evidenziare il problema, si immagini di voler studiare come la leadership trasformazionale influisce sulla soddisfazione generale nei confronti del leader. Un coach dovrebbe ottenere un punteggio più alto nell’ambito della soddisfazione poiché, tra le altre cose, deve essere competente e deve possedere un’esperienza strumentale in materia. Il problema è che una considerazione positiva del leader potrebbe svanire nel momento in cui cause trascurate vengono incluse nell’equazione di regressione. Ad esempio, potrebbe accadere che l’obbligo di riempire gli spazi nel questionario conduca a delle rappresentazioni del leader che non corrispondano alla realtà. Questo problema è chiamato “bias delle cause omesse”: una qualche variabile correlata sia con la variabile dipendente sia con quella indipendente viene omessa dalla regressione comportando ulteriori bias e determinando conclusioni errate. Oppure si immagini la situazione in cui tutta la squadra metta in scena un’ottima prestazione determinando la vittoria sul campo. Il coach adatterà il suo comportamento alla performance conseguita: risulterà calmo, più composto e sembrerà essere più confidente nei suoi mezzi e nelle capacita della squadra. Questo è un esempio di “bias della simultaneità” dove la performance guida l’atteggiamento manifesto del leader. In aggiunta, la conoscenza degli esiti può indurre i membri del gruppo a fornire valutazioni più alte (detto “performance cue – effect”) a prescindere che il leader dimostri o meno quel comportamento.
Ad aggravare i problemi legati al disegno sperimentale, vi è il fatto che si attinga da un‘unica fonte per i dati: i giocatori riempiono i questionari in veste di variabile dipendente, indipendente e di mediatori contemporaneamente. Dal momento che alcune caratteristiche individuali rilevanti nei confronti del leader possono non essere presenti nel questionario i soggetti potrebbero ricorrere a meccanismi cognitivi per mantenere consistenza nelle loro valutazioni aprendo la strada ad altri bias come il common - source o il common-method variance.
Un’alternativa al questionario potrebbe essere l’uso di misure oggettive del comportamento dei coach che non verrebbe influenzato dalla percezione dei classificatori. Per esempio, discorsi tenuti dai coach in momenti critici o durante qualche conferenza stampa possono essere codificati per individuare tattiche carismatiche. Pertanto, potrebbe rivelarsi fondamentale un uso maggiore e migliore degli esiti consequenziali oggettivi di motivazione e impegno.
Futuri sviluppi teoretici potrebbero beneficiare dello sforzo di separare comportamenti concettualizzati dalle caratteristiche attribuite ed esiti della leadership (Arthur, Bastardoz, Eklund, 2017).
Pertanto, la ricerca in ambito di leadership trasformazionale risulta bloccata a causa di una serie di problemi teorici e metodologici, dalla definizione del concetto di leadership trasformazione, passando per la natura multidimensionale dell’oggetto d’indagine, arrivando fino alla consequenzialità dei dati racconti in ambito sportivo. Solo nel momento in cui si individuerà un comune accordo in merito alla teoria, si potrà sistematizzare il concetto di leadership trasformazionale generalizzando i risultati ottenuti e beneficiandone sul campo.
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