Per conoscere e comprendere appieno la leadership in ambito sportivo, Chelladurai (1980) ha proposto un modello multidimensionale, che mette in relazione diverse variabili: le caratteristiche di personalità del leader e dei membri del gruppo, il comportamento del leader, l’influenza situazionale. Secondo tale modello queste variabili sono antecedenti in grado di spiegare una performance efficace o scadente in una squadra sportiva e la soddisfazione che gli atleti hanno nel far parte di quella squadra. Secondo Chelladurai il comportamento di un allenatore può essere definito da cinque dimensioni:
- comportamento legato all’insegnamento e al training, ossia quei comportamenti che risultano di supporto tecnico e di sprono per le fatiche dell’allenamento;
- comportamento democratico, che promuove la partecipazione degli atleti nella presa di decisioni rispeto agli obiettivi e alle tattiche di squadra;
- comportamento autocratico, caratterizzato da una presa di decisione accentratrice e che pone maggiore enfasi sull’autorità dell’allenatore;
- supporto sociale, volto a creare coesione interna e soddisfazione dei bisogni individuali;
- feedback positivo, cioè tutti quei comportamenti volti a rinforzare ed evidenziare gli aspetti comportamentali e il contributo positivo dei singoli.
Il modello distingue inoltre tra comportamento preferito, comportamento richiesto e comportamento reale. Le caratteristiche della situazione sono importanti per determinare il set di parametri comportamentali che il leader dovrebbe seguire. Ad esempio, se il gruppo squadra è composto da atleti adulti e professionisti che sono in lotta per la retrocessione, il comportamento richiesto dal contesto situazionale potrebbe essere di tipo direttivo. Le caratteristiche specifiche dei membri del gruppo, ovvero la loro personalità e il loro livello di abilità in relazione all’obbiettivo del gruppo, sono invece gli antecedenti dei comportamenti desiderati. Nelle aspettative del gruppo rientra anche la comprensione che il gruppo ha degli aspetti situazioni, in termini di definizione del compito. Il comportamento desiderato e quello richiesto sono quindi reciprocamente intrecciati nel modello.
La principale assunzione di questo modello sta nell’affermare che è il grado di accordo percepito tra comportamento richiesto, comportamento preferito e comportamento attuale a determinare il livello di prestazione e di soddisfazione nel gruppo. Pertanto, il coach deve raggiungere un equilibrio tra le richieste specifiche del gruppo e quelle dettate dalla situazione. Soffermandosi sul concetto di accordo percepito, è necessario puntualizzare che non è tanto uno specifico comportamento rispetto ad un altro nè quanto il comportamento dell’allenatore si adatti oggettivamente alla situazione specifica.
L’aspetto fondamentale che viene sottolineato è relativo al fatto che tutte le persone coinvolte devono percepire il comportamento messo in atto dal leader come quello più appropriato alla situazione e quindi come quello preferito.
Tuttavia, recentemente, Chelladurai ha proposto una nuova versione del modello: è stata aggiunta una nuova variabile che risulta essere antecedente del contesto situazionale, delle caratteristiche dei membri della squadra a delle caratteristiche del leader: la leadership trasformazionale. Secondo questo autore il modello originario si sofferma solo su uno scambio di tipo transazionale tra coach e atleti, ma la leadership che il coach esercita può essere anche di tipo trasformazionale. La leadership trasformazionale altera le caratteristiche situazionali inducendo un cambiamento nei valori degli atleti, nei loro obiettivi, attraverso l’introduzione di una nuova visione di squadra. Inoltre questo tipo di leader può apportare un cambiamento anche nelle capacità atletiche degli sportivi che allena poiché, attraverso la fiducia e il sostegno, il leader trasformazionale riesca catalizzare nuove risorse prima assopite.
Bass (1985) osservò che non tutti i leder riescono ad agire in maniera trasformazionale. La leadership trasformazionale risulta infatti più un tratto di personalità dell’allenatore che una capacità che si può acquisire. Tuttavia si sottolinea che questa tipologia di leadership può essere considerata un importante antecedente dell’efficacia dell’allenatore, ma non necessariamente un prerequisito indispensabile. Ciò che spiega la leadership efficace rimane sempre e comunque l’accordo tra la percezione del comportamento preferito, richiesto e attuale (Manzi, Gozzoli, 2009)
Prendendo in esame il concetto di leadership trasformazionale, è stato osservato come, tra le varie tipologie di leadership, quella trasformazionale risulti essere sotto molti aspetti quella più efficace. La proposta di Bass di una teoria sulla leadership trasformazionale è stata sospinta dalla teoria di House sulla leadership carismatica. Nella pratica, la teoria di Bass suggerisce che l’effetto più forte del leader sui seguaci si attiva come conseguenza ad una leadership trasformazionale piuttosto che con forma di leadership transazionali basate su ricompense e sanzioni. Nella psicologia delle organizzazioni, il paradigma del leader trasformazionale è il più largamente studiato e i risultati di varie meta analisi forniscono un supporto per la validità predittiva suggerendo che i leader trasformazionali sono più efficaci e sono in grado di soddisfare in maniera esaustiva i loro seguaci.
Dunque, come si può definire un leader trasformazionale?
I leader trasformazionali sono leader che sono capaci di infondere al resto del gruppo qualche forma di visione o ispirazione che li motiva a trascendere dai comuni obiettivi di prestazione e a compiere uno sforzo nell‘ interesse collettivo. Bass ha denominato questo stile con il termine trasformazionale, per distinguerlo dalla leadership transazionale, in cui il leader è molto più reattivo e si limita ad intervenire nel momento in cui compare un problema o si limita a specificare le condizioni e le ricompense che essi riceveranno se raggiungeranno gli obiettivi stabiliti. Bass (1990) ipotizza che la leadership trasformazionale possa tradursi in un aumento della prestazione in ogni situazione, ma in particolare in momenti di crisi e di cambiamento. Ma la leadership trasformazionale é altrettanto utile quando la situazione è più stabile. Il metodo alla base della leadership trasformazionale viene definito come metodo delle “quattro I”, il quale verrà preso in analisi successivamente (Bass e Avolio 1996).
Malgrado l’interesse scaturito all’interno della psicologia delle organizzazioni, la ricerca empirica in ambito di leadership trasformazionale nello sport è relativamente recente e poco ramificata. L’ambiente sportivo si distingue sotto molti aspetti da quello del setting di un’organizzazione dov’è stata condotta la maggior parte delle ricerche. Tuttavia il contesto sportivo, caratterizzato da interazioni strette, dirette e frequenti, dove i risultati delle performance sono immediati ed osservabili da un’ottica oggettiva, offre molte opportunità per i coach di avere influenze sugli esiti singoli o di gruppo.
Zacharatos scrisse il primo articolo utilizzando il costrutto della leadership sportiva in ambito sportivo. Da allora, l’interesse è cresciuto con un maggior numero di ricerche arrivando ad una florida serie di pubblicazioni. Finora, le ricerche empiriche hanno esclusivamente modellato coach e i membri come variabile indipendente. I risultati generalmente indicano un effetto positivo dei leader trasformazionali in vari esiti come la performance dell’atleta, la riduzione dei comportamenti aggressivi verso i compagni, la miglior organizzazione di un comportamento civile o soddisfazione e coesione. Per far luce sul potenziale meccanismo di spiegazione dell’efficacia dei leader trasformazionali, recenti studi hanno individuati vari mediatori. Il meccanismo individuati hanno incluso fattori come motivazione intrinseca, potenziamento psicologico, bisogno di soddisfazione, sacrificio, aggressività di squadra o comunicazione intergruppo (Arthur, Bastardoz e Eklund, 2017).
Pertanto ciò che si evince in questo capitolo è che, grazie al contributo di Chelladurai, ora possiamo disporre di una visione più articolata della figura del leader sportivo. Egli ha focalizzato la sua attenzione sui vari comportamenti che l’allenatore deve mettere in atto, partendo dal semplice training tecnico arrivando fino ad una componente sociale ed emotiva. Ne consegue che il coach debba essere in grado di mediare tra comportamento richiesto dal contesto e dalla situazione, comportamento preferito e comportamento reale per poter raggiungere gli obiettivi preposti nel migliore dei modi tenendo in considerazione la soddisfazione del gruppo e dei singoli.
Inoltre, il ricercatore apre lo scenario su una nuova variabile che sta suscitando particolare interesse, grazie alla notevole efficacia derivata dalla sua applicazione, nonché la leadership trasformazionale. Questa tipologia di leadership va a modificare le caratteristiche situazionali in modo da indurre un cambiamento a livello di valori degli atleti, nei loro obiettivi introducendo una nuova visione di squadra e motivando a trascendere dai comuni obiettivi di prestazione compiendo uno sforzo nell’interesse collettivo.
Dunque, risulta sempre più evidente come il concetto di leadership in ambito sportivo apra numerosi scenari espandibili in altrettante direzioni. Fino ad ora ci siamo concentrati esclusivamente sull’influenza che il coach attua sugli atleti; tuttavia è possibile notare un altro tipo di leadership, non più proveniente dall’alto bensì tra i pari, nonché la leadership dell’atleta.
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